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Per Aspera Ad Veritatem n.26
La importancia de las relaciones entre servicios de inteligencia en el mundo globalizado de hoy

Horacio A. Fisher - Nueva Inteligencia, anno 2002, n. 2



Il Contrammiraglio Horacio A. Fisher, Direttore delle Relazioni Esterne del S.I.D.E. (Secretaría de Inteligencia de Estado), ha pubblicato sul n. 2/2002 di Nueva Inteligencia un interessante articolo dedicato alle relazioni tra i diversi organismi di intelligence. La Rivista, edita dalla Scuola del Servizio d’intelligence della Repubblica argentina, è stata già presentata su queste pagine e rappresenta un efficace strumento, assai ben curato, di comunicazione e approfondimento delle molte questioni poste dalla globalizzazione nei confronti delle tradizionali minacce alla sicurezza.
L’Autore muove dalla descrizione dei molteplici fenomeni che costituiscono pericolose insidie per le nostre società: terrorismo, flussi migratori illegali, guerra informatica, modificazioni ambientali, criminalità organizzata, ed altro ancora.
L’elemento di transnazionalità che ne caratterizza le più recenti trasformazioni, con le relative interazioni e decentralizzazioni, costituisce «un rischio ovvero un pericolo certo e difficile da pronosticare, rivelare o prevenire», e sollecita in modo particolare la riflessione di Fisher.
La situazione mondiale ha avuto un’evoluzione tale per cui molte delle attività legate, per esempio, al fenomeno della criminalità organizzata – mafia, narcotraffico, proliferazione e traffico di armi ed esplosivi, riciclaggio di denaro, falsificazione di documenti, movimentazione di denaro volta al mantenimento ed al finanziamento di attività terroristiche – una volta ritenute problema interno di ogni singolo paese, sono diventate questioni che superano i confini sempre più virtuali degli Stati tradizionali. Globalizzandosi, sostiene l’Autore, hanno dato luogo alla formazione di una rete di azioni che, ogni giorno di più, rendono necessario porre in essere relazioni più strette, competitive e complete tra Paesi diversi e talora lontani.
Tutto ciò anche a costo di indebolire la concezione classica di sovranità, almeno come si riteneva valida ed efficace sino a circa un decennio fa.
È probabilmente questo il punto più interessante, non solo giuridico ma prettamente politico, sorta di percorso obbligato di naturale delicatezza al quale conduce ogni discorso sulla transnazionalità.
Spostando l’attenzione al fronte del terrorismo, Fisher osserva che i tragici avvenimenti dell’undici settembre 2001 hanno mostrato come il riconoscimento della necessità di produrre ogni sforzo possibile per combattere il terrorismo abbia conosciuto una crescita esponenziale a livello mondiale, sintetizzato nella Risoluzione ONU n. 1373 del 28 settembre 2001.
Il fenomeno del terrorismo è divenuto oggetto di studio da parte di organismi e centri di studio sia civili che militari, nazionali ed internazionali. È emerso in modo chiaro che il contrasto al terrorismo è principalmente una «guerra di intelligence», da combattere con qualsiasi mezzo in grado di consentire una difesa efficace.
Secondo Fisher, in particolare, è fondamentale la sinergia del sistema antiterrorismo nella sua globalità, anche se non si può sottacere che all’intelligence, cui si riconducono tutte le informazioni, spetti la maggiore responsabilità sull’intera problematica.
La lotta contro il terrorismo è inoltre, secondo Fisher, una guerra accompagnata da un forte contenuto psicologico alla quale sono riconducibili limitazioni di ordine morale nell’utilizzazione dei metodi di contrasto adottati: non può realizzarsi prescindendo dal consenso dell’opinione pubblica.
Si giunge dunque alla questione di come garantire sinergie efficaci, per affrontare la quale soccorre la responsabilità che l’Autore riveste di addetto alle relazioni tra Servizi. Queste assumono in definitiva un ruolo di vitale importanza, nella misura in cui lo scambio informativo si basi sul principio della fiducia reciproca e sulla responsabilità professionale.
Le ragioni che inducono ad incrementare le relazioni tra organismi di intelligence hanno differenti e significative motivazioni, non certo ispirate alla mera necessità di buoni rapporti. In primo luogo, emerge l’essenzialità di un fluido scambio informativo per generare un clima di mutua fiducia al fine di costruire, insieme, un quadro globale, puntuale e dettagliato, delle minacce.
La rilevanza di tali argomentazioni sembra quasi lapalissiana, ben più complessa è la pratica, ove si considerino a titolo di esempio i recenti gravi attentati terroristici in Paesi, come Arabia Saudita e Marocco, dove tale fenomeno era sinora sconosciuto. Gli allarmi dei governi occidentali più esposti, ma anche più preparati, nella lotta al terrorismo internazionale, dovrebbero essere condivisi, con adeguate misure di prevenzione, anche da quei Paesi che, secondo Osama Bin Laden, hanno il torto di essere diretti da regimi che «hanno deviato dalla retta via islamica».
Riflessioni approfondite debbono in altre parole indurre a ritenere che nell’attuale situazione geo-politica internazionale le nuove sfide alla sicurezza richiedano, per la loro natura globale, risposte multiple e complementari.
Se nessun Paese può considerarsi esente dalle minacce terroristiche, si rende imperativa la collaborazione, poiché solo scambi informativi e relazioni costanti possono garantire un monitoraggio ed un aggiornamento assiduo sull’andamento del fenomeno nel suo complesso, nell’ottica di prevenire e, al più presto, eliminare, una piaga universale di così devastante portata.



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